Il quartiere Palombella


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Sviluppatosi nella seconda metà dell’800 grazie all’insediamento – favorito dalla copiosa presenza di argilla e acqua – di alcune fornaci per la produzione di mattoni, il quartiere Palombella ha conosciuto una forte edificazione abitativa negli anni ‘20 del secolo scorso. Dinamico e produttivo, è stato il vero polmone dell’economia anconetana, con le sue industrie di laterizi e le imprese di trasporto da/per il porto: dalla memoria collettiva emerge infatti, con particolare suggestione, la figura del carrettiere che riforniva di rena, breccia e pietra i locali cantieri.
Nel quartiere sono state sempre presenti numerose attività produttive, artigianali e alimentari, che la maggior parte dei residenti storici ricorda con emozione, per la loro frequentazione o per i personaggi che li caratterizzavano, rimpiangendone la chiusura (“il quartiere era vivo, queste attività fremevano”). Si ricordano ad esempio i due forni, quello di Bonfigli (“Tombelo”) che “durante la guerra distribuiva il pane fuori tessera” e quello nei pressi dell’Angelini, famoso per i maritozzi, le crostate e le pizze di formaggio (“che profumo che sentivi passando di là…”).
I racconti dei residenti descrivono una comunità umile, solidale e coesa (“qui si faceva da mangiare e si divideva…eravamo la comunità della Palombella!”) che, dopo il lavoro, era solita ritrovarsi nelle cantine-osterie, nei caffè o nei circoli del rione. Numerose le testimonianze storiche delle lotte del movimento operaio e popolare e dello spirito antifascista fortemente radicato nel quartiere, che lo ha visto protagonista di numerosi scontri, il più famoso dei quali fu l’assalto armato ad un treno di fascisti diretto in città (1922).
Il primo evento che segna una ferita profonda nel quartiere avviene con i bombardamenti degli alleati, che attaccarono Ancona il 16 ottobre 1943 ai danni della stazione ferroviaria e della Palombella, causando molti morti e circa il 60% delle case distrutte, a cui seguì un massiccio sfollamento della popolazione verso altri paesi dell’entroterra anconetano.
Con la Liberazione ebbe inizio il lento riflusso dai luoghi di sfollamento verso il quartiere e, con esso, la ricostruzione. Tra gli interventi più partecipati ed emblematici del desiderio di “vita comune” che albergava nel rione, vi è proprio la realizzazione della Casa del Popolo e della pista da ballo nota come “scacco rosso”.
A partire dagli anni ‘60 il quartiere, con le sue vecchie abitazioni sempre meno rispondenti alle esigenze della popolazione, subisce un progressivo spopolamento, esacerbato dal rovinoso terremoto del 1972 e, dieci anni dopo, dal drammatico evento franoso che ha trasformato la fisionomia dell’area e di quelle ad essa immediatamente adiacenti (i rioni Borghetto e Posatora), rimanendo indelebilmente impresso nella memoria collettiva della città e deviando per sempre l’evoluzione urbana della Palombella.
Negli ultimi anni il quartiere è stato oggetto di attenzione programmatica da parte del Comune di Ancona, soprattutto con il Programma di sviluppo StrategicAncona 2025, che prevede importanti interventi di riqualificazione dell’area: quella a scopo aggregativo dell’ex Birrificio Dreher, con la realizzazione di una piazza pubblica e di un passaggio per raggiungere il parco di Posatora, a cui si aggiunge il completamento dell’autostazione presso la ex Fornace Verrocchio e la creazione di un nuovo litorale parallelo alla via Flaminia con un grande parco sul mare dotato di attrezzature per la mobilità dolce e il tempo libero (progetto “Lungomare Nord”).
Questa programmazione rappresenta un’importante opportunità per un quartiere che vuole ancora scrivere la propria storia.



1. Pesca Vincenzo Pennacchietti

Nel tratto di mare davanti alla Palombella sorgevano diverse pesche, simili a quelle ancora presenti lungo il litorale di Torrette. Quella di Vincenzo Pennacchietti negli anni ’60/’70 era un luogo molto frequentato dai giovani del quartiere e non.

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2. Ex Birrificio Dreher

Il deposito per la lavorazione della birra Dreher, fondato da Vito Volpe nel 1933, ha connotato il carattere produttivo del quartiere per anni. La birra Dreher che veniva prodotta a Trieste arrivava al birrificio in un vagone cisterna e veniva pastorizzata e imbottigliata nello stabilimento, per essere poi venduta in tutta la regione.
Il complesso ha cessato l’attività nel 1980 ed è stato recentemente oggetto di un intervento di demolizione da parte del Comune di Ancona poiché interessato dal progetto di riqualificazione del Piano Periferie. Durante i lavori di demolizione sono state ritrovate due fornaci ottocentesche utilizzate per la produzione della calce, che hanno rallentato temporaneamente il cantiere.

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3. Ex Angelini

Nel 1919 l’imprenditore Francesco Angelini aprì un piccolo laboratorio farmaceutico, che sarebbe divenuto uno dei colossi dell’industria italiana. La storica sede si ampliò nel 1941 con lo stabilimento di via Flaminia, che operò sino alla frana del 1982, a seguito della quale l’azienda si stabilì a Pontelungo del Pinocchio, abbandonando gli stabili della Palombella che divennero proprietà del Comune di Ancona nel dicembre 2015. La ex Angelini, importante testimonianza dell’architettura industriale della regione Adriatica, con suoi i 16mila mq è soggetta al vincolo della Sovrintendenza, che ne impedisce la demolizione anche parziale. Il Comune ha eseguito importanti lavori di bonifica dell’amianto in tutto l’immobile, che versa oggi in uno stato di degrado evidente.  

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4. Casa del Popolo

Inaugurata il 29 agosto del 1948, è stata interamente autocostruita dagli abitanti del quartiere. La Casa del Popolo rappresentò il primo, emblematico esempio di autodeterminazione di un quartiere che si andava ricostruendo dalle macerie della II guerra mondiale e ospitò inizialmente la nuova sede della Sezione del PCI costituitasi subito dopo la Liberazione della città. Negli anni, la Casa del Popolo ospiterà innumerevoli attività sociali e servizi, tra cui un ambulatorio medico gratuito per tutti i cittadini.Oggi è gestita dalla Fondazione 1° Maggio e, se si escludono i bar lungo la Via Flaminia, rappresenta l’unico punto di ritrovo del quartiere. 

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5. Scacco Rosso

Piattaforma per il ballo popolare antistante la Casa del Popolo, lo “scacco rosso”, con le sue feste e serate danzanti, è stata meta estiva di giovani provenienti da tutta la città e dai paesi vicini per tutti gli anni ’50 e ’60. 

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6. Fornace Palombella

La Fornace Palombella occupa parte dell’immobile dove attualmente ha sede l’attività commerciale “Anconabox Self Storage” e faceva parte di una delle fornaci esistenti nel quartiere fin dall’800. La ex fornace è identificata come un luogo-simbolo del quartiere, a cavallo tra storia passata e identità futura, e rappresenta una “realtà positiva” e un’opportunità di sviluppo per tutta la Palombella, grazie anche alle iniziative (progetto “HiP NiC”, mercatini, sfilate di moda solo per citarne alcune) che hanno portato qui giovani provenienti da altri quartieri. 

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7. Spiaggia della Salute

Spiaggetta brecciosa che si estendeva di fronte alla Palombella, molto frequentata perchè economica e facilmente raggiungibile. Figura ancora oggi nei ricordi dei residenti più anziani quale elemento identitario importante e risorsa di cui sono stati privati a causa dell’ampliamento della ferrovia e della progressiva urbanizzazione dell’area. Oggi il rapporto fra il quartiere e il mare – un tempo punto di forza della Palombella – è totalmente assente, ed è difficile immaginare questo luogo di balneazione, con acque limpide e le cabine per i bagnanti.  

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8. “Case Lancia”

Complesso di edilizia pubblica sorto nei primi anni ’80 in un’area dove era stato previsto anche uno stabilimento della Lancia (mai più realizzato) e ancora oggi legata al ricordo del “gioco del pallone”, in quanto vi sorgeva uno dei tanti campetti attrezzati che avevano a disposizione i ragazzini del quartiere per giocare. 

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9. Ex scuole Benincasa

La scuola elementare statale “Cinzio Benincasa” è stata aperta alla fine degli anni ’60, dopo che la antica scuola elementare – situata ai margini opposti del quartiere, vicino all’Angelini – venne chiusa. Nella memoria collettiva l’area è associata anche al ricordo di un parco tra la scuola e il monte (oggi non più accessibile) “dove tutti i bimbi del quartiere giocavano”.
Negli anni ‘90, in seguito alla diminuzione degli iscritti e al calo demografico del quartiere, la scuola è stata chiusa. Dal 2006 l’edificio ospita il Centro di pronta accoglienza per persone senza fissa dimora “Un Tetto per Tutti”.

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10. Forno Bonfigli

La storica fornaia Lucia Bonfigli è stata una benefattrice del quartiere durante gli anni della guerra; l’edificio è oggi scomparso, ma vive nel ricordo dei residenti storici.

Durante la guerra, il pane era stato razionato: si poteva comprare soltanto presentando una tessera fornita dallo Stato che stabiliva la quantità da acquistare secondo il numero delle persone della famiglia. La razione era comunque scarsa. Le famiglie erano numerose, allora; molti padri mancavano perché al fronte. 
Così, spesso, le madri, che potevano aggiungere ben poco al pane, chiedevano alla signora Lucia di aumentare la quantità stabilita per legge. Lucia era madre di tre figli, sensibile e generosa, non poteva resistere al pianto delle madri, così dava più pane a chi aveva fame!
Questo non si poteva fare. Alla quantità di farina fornita ai forni doveva corrispondere una quantità di chili di pane da distribuire. Lucia lo regalava perché non sopportava l’idea che i bambini piangessero per la fame e soprattutto trovava la guerra il più grosso sbaglio che l’uomo potesse commettere!
Così, Lucia fu denunciata e mandata a processo. Lei spiegò la sua posizione, ma i giudici sembravano non tenere conto del sentimento di generosità della donna. Ad un certo punto, mentre discutevano tra loro, una voce si alzò: “Se non fosse stato per la signora Lucia, i figli miei e tutti quelli della Palombella sarebbero morti di fame…!” (era la voce di una guardia). 
Lucia Brunetti in Bonfigli fu assolta mentre dall’aula si alzava un applauso fragoroso.

Patrizia Parisani, nipote di Lucia Brunetti

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11. Chiesa S. Stefano

A causa della frana (1982) l’edificio è stato dichiarato inagibile negli anni ’90: diverse generazioni di residenti sono state così private di un importante luogo di ritrovo e aggregazione.

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12. Ex fornace Verrocchio

Storica incompiuta all’ingresso della Palombella che, grazie ai fondi del Piano Periferie, è destinata a divenire un’autostazione dotata di parcheggio scambiatore multipiano.

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